4 DOMANDE ALLA CAMPIONESSA DI TAEKWONDO

Il Mental Coach Cristiano Bonora rivolge quattro domande a Federica Zanardo, atleta e insegnante tecnico di Taekwondo, dopo il lavoro compiuto insieme per il recente campionato italiano, dove Federica si è piazzata a podio in entrambe le specialità Poomsae e Poomsae Freestyle.
Federica, tutti gli sportivi dicono che la testa è importante, tante volte le attribuiscono la causa di successi e insuccessi, ma quasi nessuno ci lavora davvero con un professionista. Noi in aula abbiamo gettato le basi per la componente mentale delle tue prestazioni, per poi andare ad allenare un approccio che favorisse il tuo rendimento in gara. A questo punto del nostro percorso, qual è il cambiamento più grande che hai riscontrato in te come atleta? La cosa piú bella che mi é capitata credo sia stata l’essere finalmente compresa. Ciascuno purtroppo ha un modo differente di reagire all’ansia e alla paura e io ho sempre creduto che avere paura di una gara fosse sbagliato. Di lì ho tentato in ogni modo di esorcizzare la paura della competizione, la paura di sbagliare, ma il fatto di aver condiviso con tanti altri atleti le mie paure mi ha aiutato semplicemente ad accettarle come parte integrante della mia personalitá. Ecco perché credo che pochissime persone ci lavorino, credono semplicemente che avere paura sia sbagliato. Lo sport è impegno, fatica e a volte sacrificio, ma è prima di tutto passione e divertimento. Spesso il mio lavoro consiste nel ricucire il rapporto tra atleta e gioia di gareggiare, consumato il quale non si riesce più a esprimersi al 100%. Che differenze hai notato a livello di umore ed emozioni in occasione delle tue ultime gare rispetto a prima di lavorare insieme? Ho apertamente dichiarato che l’ultimo mio campionato italiano é stato il piú divertente in assoluto. Sapevo che sarebbe stata una delle gare piú importanti, l’ultima in senior 1 (la categoria 18-30 anni - ndCoach). Sono riuscita a prendere le sfide che si presentavano come opportunitá, rimanendo sempre concentrata e molto ottimista, e le sensazioni positive hanno portato a una buona prestazione. So che in passato eri già stata seguita da uno psicologo dello sport. Che aiuto in più ritieni che ti abbia dato il nostro percorso di mental coaching? L’approccio é stato nettamente diverso rispetto al lavoro fatto in precedenza. Per prima cosa, affrontare i problemi insieme ad altri atleti che condividevano con me le stesse paure mi ha aiutato molto, ma credo che la cosa piú importante sia stata averle affrontate con qualcuno che praticasse il mio stesso sport. Ciascuna disciplina ha paure e problematiche specifiche, e l’averle affrontate in maniera cosi precisa con un lavoro su misura é stato di enorme aiuto! La preparazione mentale è ancora molto sottovalutata in Italia, come se si trattasse di un lusso solo da sportivi professionisti, o magari di un rimedio estremo per rimettere in riga le “teste calde”. Secondo te quanto è importante, per qualsiasi atleta agonista, ricevere da subito una formazione mentale oltre che fisica e tecnica? Credo che senza un’adeguata preparazione mentale sia difficilissimo arrivare ad essere atleti professionisti. Ci sono davvero “pochi eletti” che hanno giá innata la predisposizione a superare le paure della competizione. Ma non per questo l’alto livello dev’essere per pochi! Tutti dovrebbero avere l’opportunitá di dare il meglio, sia a livello fisico che mentale. Ed ogni allenatore dovrebbe secondo me fornire ai propri atleti tutti i mezzi possibili per poter inseguire il sogno di diventare il migliore!